La versione di Venezia
- PG
- 28 ott 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 9 dic 2020
Venezia non può essere digerita in un unico viaggio, è troppa al gusto, alla vista, alla bellezza; il bello ha un limite di accettazione, per questo in questa breve escursione ci addentriamo in particolare in un Sestriere “Dorsoduro”, isola che si affaccia sul Canal Grande, collegata con la zona più turistica tramite i mitici ponti.
Dorsoduro è un quartiere studentesco con diverse sedi distaccate dell'università Ca’ Foscari, nella zona delle fondamenta Zattere, di fronte all'isola della Giudecca, luogo più povero di fama, ma ancora vivo non solo di veneziani, specie protetta in corso d'estinzione, ma anche di turisti, che si calano in questo quartiere di artisti e gallerie, già scelto da Peggy Guggenheim in tempi non sospetti.
A fondamenta Zattere soggiorniamo a “Palazzo Veneziano”, un 4 stelle nascosto e curato, con un design minimal e con servizi limitati alla colazione e all'accoglienza: insomma, volutamente non invasivo.
La cosa più bella a Venezia è provare a perdersi in solitudine per le calli: fatelo, anche se siete in compagnia, vivete soli almeno un pomeriggio di passeggio, perché ad ogni persona questa città parla in modo diverso; trovate una chiesa non nota, entrate e potete scoprire un Tintoretto a disposizione di tutti, che si offre solo per te, che lo hai raggiunto… è magico ed incredibilmente sfacciato: è uno schiaffo alle mostre d'arte!
Perché la città si offre, selezione d'arte gratuita, più ti addentri e piu porte trovi.
A poca distanza arrivi su Canal Grande e la scelta è enorme: Ca’ Rezzonico, l’Accademia ma ancora di più la casa museo di Peggy Guggenheim, tutti troppo ricchi per essere compresi.
L'arte ha bisogno anche di silenzio, non deve essere uccisa dall'ansia di vedere tutto, così flaggo “il io ci sono stato”. Certo che la Guggenheim quando acquistò l'unico palazzo sul Canal Grande con un solo piano (i proprietari che avevano commissionato l'opera erano disgraziatamente falliti) scelse, con il suo acume e l'estetica dei geni, di non rialzarlo al livello degli altri palazzi: questa decisione, che solo chi vede oltre intraprende, dimostra quanto è salvifico non variare idea.

Sempre sola al ritorno mi ristoro nel bacaro “Cantine del vino Schiavi”, in questa zona di studenti i bacari sono estremamente economici, ed oltre ad un calice mi ordino 2 Cicchetti (semplificando tapas spagnole), il tutto a 5 euro.

Davanti all'hotel trovo un gruppo di studenti di una sede universitaria autogestita che cantano suonando la chitarra in riva al mare, e ascoltando, realizzo che la chitarra sta prepotentemente tornando di moda, e tra un ricordo di Tintoretto, il sapore del baccalà e le stonature di chi tenta di suonare da un mese (i diesis non si fanno in quel modo), me ne vado a dormire.
Di mattina a Venezia la luce è strana, mai piena, luce di laguna, prendo il traghetto pubblico e dalle Zattere mi porto a Fondamenta Nove: solo da questa stazione si prende il mezzo per Burano.
A Burano perché? Perché… perché nell'isola vi è un ristorante ASSOLUTAMENTE DA PROVARE: IL VENISSA. E poi perché le foto delle case colorate, da sempre viste sui giornali, mi incuriosiscono.
Ma non ti aspetti così tanti colori e così estesi!!
Sopraffatta da onni angolo Burano diventa fotografia, vero e falso…
Gli abitanti sono parte della scenografia cinematografica che l'isola trasmette, le case vengono periodicamente dipinte ed il bucato pulito è steso ogni mattina in tutto il paese; il tutto a contribuire alla creazione di pura armonia.
Da amante della verità esclamo, blasfema: se questo è il falso è meglio il falso perfetto che la verità ordinaria.
Insomma quando la bellezza è bugiarda, ma è bellezza, chi se ne frega della verità.
Il ristorante Venissa si trova nell'isola collegata con Burano da un ponte, è minuscola, destinata alla coltivazione di un antico vitigno, il Venissa, che viene prodotto in piccole quantità.

Iniziamo un'esperienza culinaria potente e a volte disturbante.
Scelgo il menu percorso 7 a sorpresa, esiste anche un menù più tradizionale. Preponderante l'uso della tecnica vegetale, ogni portata ha un ingrediente principe, in particolare di mare, unica eccezione la quaglia. Ma è ciò che danza attorno che spiazza, oserei dire stile liberamente surrealista.
Una parola per i tortelli in foglia di carciofo, un piatto che ti fa scoprire nuove forme di sapore!
Il personale di sala aveva avvisato della difficoltà dei sapori, in particolare l'amaro ammortizzato dalla panna, piatto al quale forse manca ancora qualcosa, ma sicuramente mi ha sorpreso e lo ricordo.
Il dolce, sorbetti di alghe e mela in diverse consistenze, è cucina 4.0; il dolce non dolce, perfetto.

Migliorabile il servizio di sala, buono ma non al livello del ristorante.
Riprendendo il traghetto per il ritorno, attraversando la laguna, rifletto... nonostante la ressa tutti i presenti sono educati.
La bellezza aiuta l'educazione ed il cercarla migliora il mondo.
Costo a camera, hotel veneziano media stagione, 250 euro per versione superior.
Ristorante Venissa, 200 euro a testa, comprensivo di vini.
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